Replying to Diario di viaggio. Augusta

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  1. Posted 9/7/2013, 18:03
    Diario di viaggio- Augusta
    10 aprile 2002

    Mi trovo in provincia di Siracusa, a trovare mia cugina. La sua famiglia vive in una casa un po’ fuori mano, all’interno di un comprensorio che da fuori sembra una felice isola di tranquillità ovattata lontano dagli “affanni” della città, una “mulinobianco city” piena di quel sole che ristora le membra di noi cittadini di grandi metropoli.
    Da quando sono venuta a conoscenza dei soliti luoghi comuni ho cominciato a preoccuparmi per quella bimba così solare, beneducata e all’antica: avevo paura che con la crescita avrebbe perso il candore che i suoi genitori avevano tanto bene preservato, ero convinta che avessero studiato nei particolari un modo per far sì che lei e suo fratello venissero su come i migliori dei pargoli, tanto “bravi” e felici di esserlo quanto ignari della realtà circostante, specialmente quella a loro più direttamente vicina, quella di una Sicilia degradata ancora nel XXI secolo. Solo ora mi rendo conto che, anche se conosco poco i miei cugini e ormai li vedo ancora di meno, hanno sempre mantenuto e manterranno quell’integrità che da piccola chiamavo provincialismo grazie ai valori custoditi dentro di sé, i quali ,se ben radicati come i loro,sono “duri a morire”.
    Con il bagaglio di convinzioni che al tempo avevo, mi immergo nella realtà di quella famiglia, accogliente, serena, in un momento che non potrebbe essere più rappresentativo: la visita dei parenti durante le vacanze di Pasqua… quale occasione migliore per sfoderare le nostre arti di edulcoramento delle cose attraverso una felicità forzata? Ma senza generalizzare né vedere marcio ovunque, qui stavo parlando d’altro.
    Siamo venuti per stare una settimana, tempo nel quale ho modo di conoscere gli amici di mia cugina e la loro vita quotidiana, le riunioni pomeridiane davanti al cancello, le scampagnate alla scogliera odorosa di vegetazione mediterranea dove ci si cimenta in gare di tuffi, i giri in tre in motorino senza casco per le strade sterrate e gli spazi brulli che circondano il comprensorio, lo scenario, tra i palazzi in costruzione, degli sprazzi di spiaggia che si intravedono tra una colonna e l’altra della raffineria di Priolo, nuova venuta, che ha certamente deprezzato le case a causa del mancato panorama.
    Sono piccola, ingenua. Mi godo le vacanze, mi sento orgogliosa perché sono la nuova venuta, direttamente dalla capitale, sono quindi fonte di curiosità e attenzione, questo mi piace un sacco. Posso atteggiarmi un po’ e la cosa non mi dispiace affatto; quando mi portano , la sera, ad una delle loro festicciole autorganizzate per i pochi ragazzi del comprensorio mi diverto a ballare e sento gli occhi delle altre ragazze su di me, stupite dalla mia mancanza di timidezza, e penso che si veda la differenza tra di noi, che attribuisco al loro ondeggiare goffamente mentre io mi muovo con una certa qual esperienza(secondo la mia percezione sbruffona, chiaro, magari invece nessuno pensa nulla di tutto ciò).
    Sono piccola, ingenua. Ma non abbastanza da non accorgermi di una singolare stranezza, quando decidiamo di andare a fare un giro in città: lungo il tragitto in macchina scorgo dal finestrino, frequentemente, grandi manifesti sbiaditi di vecchie campagne di Forza Italia..e basta. Arrivati alla cittadina, la quale è senza dubbio facilmente visitabile a piedi in un’oretta, facciamo una passeggiata tra negozi e vie caratteristiche, e anche li noto una simile peculiarità: ad ogni angolo di strada manifesti(almeno stavolta nuovi) solo e soltanto di campagne elettorali di destra, e conto uno-due-tre-cinque-sette e più targhe dorate o insegne di “circoli”(così mi venne di denominarli) palesemente di destra estrema. E mentre mi trascinano tra luci, suoni, colori, pasticcerie odorose di mandorla e negozi di souvenir stracolmi di carretti colorati e lo struscio degli autoctoni e scorci marittimi avvolti in estasiati flash, io sono distratta. E conto, e cerco… ma niente. Di un orientamento politico diverso, neanche l’ombra. Così strano… smetto di pensarci e mi lascio scivolare in una forzosa spensieratezza, guardo le vetrine, faccio qualche foto.
    Torniamo al comprensorio, ad accoglierci gli amici la vita le regole sottintese di tutti i giorni. Mi ritrovo a far due chiacchiere con uno, è più grande degli altri, è uno simpatico, un po’ il giullare della compagnia, la personalità più spiccata, sempre pronto a fare festa e casino quando si può. Ci spostiamo al di fuori dell’”area protetta” e giriamo, nel buio che inghiotte e nelle vastità di spoglio e desolato panorama che ci circonda, nel vento caldo, in contrasto con quel cielo che sembra un fascio di riflettori. Ci fermiamo lontano,immagino sia perché vuole farsi una canna. Parcheggiamo e mi conduce verso una scalinata nascosta dal muretto che dà su uno strapiombo, non riesco a vedere quello che abbiamo davanti, è troppo buio. Per la stessa mancanza di luce quando comincia a ingegnarsi per fabbricare la sigaretta artigianale gli illumino le mani col cellulare. Mi sembra un tipo tranquillo, né vorrei far cadere mia cugina dall’ipotetico mondo delle nuvole in sembra fluttuare, così espongo a lui la mia curiosità e gli domando il perché dei manifesti. Mi risponde che è così e basta, che i ragazzi che possono votare o votano la coalizione di centrodestra o , la maggior parte, scrivono sulle schede “legalizzatela”, “forza Palermo” e simili.
    -E….e scusa..perchè?...per…
    -Perché è cosi.
    Dice, mentre accende la canna. E stiamo zitti.

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